Il pastore di stambecchi by Louis Oreiller Irene Borgna

Il pastore di stambecchi by Louis Oreiller Irene Borgna

autore:Louis Oreiller, Irene Borgna [Louis Oreiller, Irene Borgna]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ponte alle Grazie
pubblicato: 2018-04-07T13:10:42+00:00


Capitolo 6

Quando gli stambecchi fanno la rosa

selvatici

Bracconaggio l’ho fatto, sì, ma solo per fame – mai per soldi. Poi mi sono attaccato tantissimo agli animali. Da loro ho imparato più che dalle persone, anche se forse è vergognoso dirlo.

Prima di conoscerlo, consideravo lo stambecco stupido: un po’ perché aveva il cervello piccolo e un po’ perché invece di scappare, andava dritto incontro al pericolo. Sul versante della Valgrisanche era terreno venatorio, si poteva cacciare senza permessi speciali: il confine della riserva di caccia passava proprio sul Col Fenêtre. Lì i bracconieri sparavano in aria per spaventare gli stambecchi che erano in fondo al colle: quelli, come reazione, scappano sempre verso l’alto – è il loro istinto. Così, un colpo dopo l’altro, venivano su fino a passare il confine della riserva e arrivare a tiro dei bracconieri che – pam! – li ammazzavano. È per quello che mi sembravano animali scemi.

Poi, però, li ho osservati a lungo. Una volta al Truc Tsanteleina li ho visti attraversare i ghiacciai. Erano una quarantina, tutti maschi, diretti verso il Roc du Fond e la Francia. Chi comanda è sempre un maschio adulto, sui sei-sette anni. Gli altri stambecchi sono tutti sparpagliati per la morena. Poi, all’improvviso, è come se si dessero un segnale – ma non vola un belato, neh. Allora si radunano e in quattro e quattr’otto si mettono in fila indiana dietro allo stambecco che sembra un capitano. Arrivati sul ghiacciaio, lui si blocca e si gira. Fermi tutti. Quindi ripartono, ma distanziati di circa due metri. Quando il primo arriva di fronte a una crepaccia aperta si ferma, annusa, quindi salta e gli altri fanno lo stesso. Se ci sono delle crepacce che sono ancora chiuse, il capitano si arresta, si gira, fa un angolo retto e procede sulla neve finché non trova un punto dove il ghiaccio è solido: e allora avanti, e l’intera colonna lo segue. ‘Tutto parte e tutto vira’. Arriva alla terminale: è decisamente grossa, non la salta. In effetti saranno almeno due metri, troppo pericoloso. Allora si sposta, costeggiando la crepaccia fino a che non si stringe abbastanza da poter saltare direttamente sulle rocce. Gli altri lo imitano, uno dopo l’altro. È solo quando sono fuori dal ghiacciaio che il capitano dà il rompete le righe e gli stambecchi si sparpagliano di nuovo. Li ho poi visti molte altre volte. Sempre così attenti e ordinati che da lontano potevi prenderli per una compagnia di chasseurs alpins. E io che li chiamavo stupidi…

In autunno tornano di nuovo sul versante italiano perché in Francia non c’è l’erba olina, quella che punge il sedere e ne basta un pugno a saziare uno stambecco adulto d’inverno. Matura verso febbraio: andavo a tagliarla verso il Col Fenêtre e la mettevo nel sacco di tela juta per darla ai manzi. Anche per le mucche va bene – però il latte sparisce.

Quando ero ancora guardiaparco, una mattina avevamo dormito in alto. Pascal, l’altra guardia, era rimasto a cucinare mentre io portavo il sale per gli animali a Roletta, sulla dorsale fra la Val di Rhêmes e la Valsavaranche.



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